Al Torreón de Albolote con Cora
Una volta superata l'ultima rotonda la pedalata si fa più piacevole e almeno su un lato si può allungare lo sgaurdo sul paesaggio agricolo della Vega. A un certo punto, però, bisogna decidere se proseguire verso il paese di Atarfe o ripiegare verso nord e seguire la strada per Maracena e Albolote. Questa volta decido per la seconda, avendo una mezza idea di raggiungere le rive del embalse del Cubillas, uno dei tanti laghi artificiali che si trovano da queste parti. Cora ci è già stata e adora scorrazzare sul bagnasciuga.
Prima sosta per bisogni vari e qualche corsetta nel campo incolto che separa
Granada e Maracena, dove i viali già costruiti per un'urbanizzazione
imminente, poi abbandonata dopo una delle tante bolle immobiliari, sono
diventati una specie di Pompei moderna dove gli abitanti della zona portano il
cane o qualche sedicenne sfoga i propri ormoni frustrati impennando con la
moto. Si trovano anche cose interessanti come la mummia di ratto che
appare in foto, che ho dovuto allontanare da Cora per evitare che diventasse
il suo nuovo giocattolo.
Ripartiti, attraversiamo il centro di Albolote, paese (bruttino) del quale so soltanto che è sede del carcere di Granada (che in realtà è molto fuori dal centro abitato). Ma a questo punto decido di cambiare percorso. Al lago ci siamo già stati diverse volte, mentre vorrei approfittarne per tornare alla vecchia torre di guardia (atalaya) che domina la pianura sin dai tempi del regno di Granada. Dal'ultima volta che sono salito fin lassù saranno passati un paio d'anni, all'orizzonte si vedevano i lampi e il cielo minacciava pioggia. Le foto qui di seguito appartengono a quell'occasione.
La salita non è lunga, ma ricordo che all'epoca pedalavo sulla vecchia Orbea Tuareg della mia compagna (e forse ero meno allenato), per cui avevo fatto un paio di soste dopo le rampe più ripide. Questa volta, invece, tutta una tirata con una sola pausa per ammirare il panorama dal Mirador (a Cora piace leggere).
La giornata era un po' fumosa a causa dei primi falò autunnali nei campi intorno a Granada. Quella di bruciare gli avanzi del raccolto è un'abitudine che finora nessuna amministrazione è riuscita a sradicare, e certe volte il fumo è così denso che risulta difficile respirare (o vedere oltre i 100 metri, tanto che in alcune occasioni è stato chiuso un tratto di autostrada). Certo, è solo "erba" bruciata, ma non credo sia un toccasana per i polmoni.
Una volta in vetta, il lauto pranzo: Cora con le sue crocchette al salmone, io con una barretta proteica e tre mandarini, che il barattolo della frutta secca è rimasto sul mobile dell'ingresso :(
Infine, un po' di gioco con un bastoncino (la pallina, quassù, non è il caso) e si torna verso casa, questa volta attraversando il centro tra la folla del ponte di Ognissanti.
"¡Mamá, míra!"
"¡El perro va en la bici!"
"¡Es Milou!"
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