Stamattina ho lasciato il camping alle nove e sono rientrato stasera alle
nove.
Alla fine ho deciso di lasciare qui tenda e peso superfluo e di convertire la
tappa in un anello che abbracci buona parte del parco naturale di Cabo de Gata
(non tutto). Essendo partito tardi, sapevo che non avrei finito alla solita
ora, anche se a conti fatti il chilometraggio non era eccessivo. Ma il terreno
è quasi tutto sterrato, salite e discese, e non sono mancati gli imprevisti e le varianti avventurose.
La prima di queste, dopo avere lasciato il ridente paesino di Los Albaricoques (location di sparatorie e rese dei conti tra fittizi pistoleri) è stato introdurmi in una vecchia miniera d'oro. È sorprendente come questi tunnel abbandonati siano ancora liberamente accessibili, visto che non sono messi in sicurezza e i pericoli di caduta o crolli non mancano. Io in realtà seguivo i passi di diversi vloggers visti su Youtube, quindi non procedevo del tutto alla cieca.
Mentre Virtudes mi aspettava pazientemente all'ingresso, mi sono addentrato per qualche decina di metri fino alla fine di una galleria: casco con frontalino, luce della bici in mano... di oro ovviamente neanche l'ombra. So che gli appassionati si calano in fondo ai pozzi verticali (ne ho superati almeno tre inferiori e altrettanti che salivano verso l'alto) e qualche microgrammo lo trovano pure, ma no, grazie. Io mi sono accontentato di un pezzetto di solfato di rame, che ha un bel colore blu, anche se penso che con la luce sbiadirà.
Comunque ce n'è per tutti i gusti: geologia da manuale, dove si sovrappongono rocce sedimentarie con formazioni vulcaniche (l'intera vallata era un vulcano qualche milione di anni fa), fossili, minerali, e appunto l'oro, estratto a partire da fine '800 attraverso cunicoli e strutture in buona parte ancora visibili. Essendomi documentato in anticipo è stato molto interessante individuare le diverse strutture e la loro funzione.
Ma poi c'è la fauna: caprioli, lepri, cinghiali, rapaci, insetti, rettili. Ieri ho visto una lucertola delle dimensioni di un gatto, oggi un paio di cinghialetti con ancora il manto a strisce. Per fortuna mamma e papà non si sono fatti vedere.
L'imprevisto cui accennavo, invece, stavolta non ha nulla a che fare con la meccanica della bici, ma riguarda il cellulare. All'interno della miniera dev'essersi scaricata la batteria molto più velocemente del normale (magnetismo? tentativi del GPS di localizzare i satelliti? Boh!), ma io non me ne sono accorto fino a che non si è spento. Quando l'ho collegato al powerbank ha iniziato a caricarsi regolarmente, ma mi ha richiesto il codice di accesso. Il resto lo immaginate da soli, vero? Sì, ho sbagliato tre volte a digitare il PIN. Risultato: scheda bloccata. Adesso, per accedere al sistema, mi chiedeva il PUK.
Panico.
Per fortuna, nonostante stia attraversando zone desertiche e semi-abbandonate, sono pur sempre in Andalusia. Mancava poco per raggiungere il paese di Rodalquilar, dove nella vecchia fonderia in cui fino a qualche decennio fa venivano prodotti i lingotti d'oro, è stato aperto un museo di geologia e vulcanologia. Mi è bastato chiedere in prestito un telefono (alla cameriera del bar) per chiamare casa e farmi dare il codice. Peccato per le foto che non sono riuscito a fare proprio in uno dei luoghi più emblematici, ma poteva andare peggio.
Dopo la zona delle miniere ho iniziato il tragitto di ritorno lungo la costa, prima su strada asfaltata e poi su piste e sentieri, in alcuni casi molto ripidi. Qua e là, antiche torri, mulini, altre location cinematografiche, e spiagge paradisiache molto frequentate in alta stagione ma del tutto godibili in questa giornata infrasettimanale di aprile. Ottima scelta quella di viaggiare in primavera!
Penso che le foto pubblicate oggi (abbondanti nonostante l'imprevisto) parlino da sole, per cui limiterò al minimo l'uso della parola. Anche perché per descrivere certi paesaggi e sensazioni il mio vocabolario si rivela un po' limitato.
Domani tocca ad Almería. Cercherò di fare una tappa più tranquilla, ma non so. Mi conosco.
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All'arrivo a Los Albaricoques, si torna a respirare l'aria del Far West
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Virtudes in compagnia delle sue cugine (troppo pulite per i miei gusti) mentre faccio colazione
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Strutture tradizionali per la gestione dell'acqua. Alcuni pannelli ne spiegavano l'uso, ma non era il caso di fermarsi troppo. |
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Per la siesta è ancora troppo presto, ma quelle seggioline mi sembrano invitanti. |
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Le vecchie case del pueblo, in parte modernizzate. |
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Per un pugno di dollari, ti fai la seconda casa in Messico. O in Texas. O dove vuoi tu. |
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L'ultimo paese prima dell'ingresso nel parco naturale
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Luogo in cui fu girato il duello finale di "Per qualche dollaro in più"
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Non c'erano serre coperte di plastica nei film di Leone |
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¡Hasta la vista, Los Albaricoques!
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El Cortijo del Fraile, altro luogo emblematico del cinema e non solo
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Federico García Lorca si ispirò a fatti accaduti in questo luogo per
comporre il suo "Nozze di sangue"
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Vecchie cisterne e strutture a cupola
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Ultimo sguardo al Cortijo prima di addentrarmi tra gli antichi crateri del vulcano |
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Si sale verso la zone delle miniere e il paesaggio cambia radicalmente |
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Inizio subito a vedere tracce di scavi e vecchie gallerie
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Le miniere del Cerro del Cinto, alcune di facile accesso, altre un po' meno
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La montagna rosicchiata e i vecchi edifici della miniera |
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Piccola deviazione per raggiungere una famosa location
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Si sale di livello, ma la zona è la stessa
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L'imbocco del tunnel "di Indiana Jones e l'ultima crociata"
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Un frame del film. A quanto pare, la scena fu girata al contrario...
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I dintorni del tunnel, dove si vedono altre rovine collegate alle miniere |
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Mi addentro nel tunnel, inizialmente in bici e poi a piedi per evitare acrobazie inutili |
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La vista dall'estremità opposta della galleria |
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L'altro accesso, da cui uscivano i camion che portavano il minerale fuori dalla vallata |
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L'interno. Nella parte centrale, alcune arcate di sostegno hanno ceduto. Sarà meglio uscire.
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L'inetrno di un vecchio magazzino scavato nella roccia
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Il villaggio minerario di San Diego
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Qui, negli anni '30 vivevano gli ingegneri e i tecnici (quasi tutti
inglesi)
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Queste case erano decisamente più "lussuose" di quelle riservate ai
minatori
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Galleria che dalla strada principale porta ad uno dei punti panoramici
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Studenti di geologia a caccia di reperti (fotografici)
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Si torna a scendere verso Rodalquilar
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L'ampia strada (appositamente interrotta per impedire l'accesso ai
veicoli privati)
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Panoramica. Si vedono ancora le ferite lasciate dall'attività
mineraria
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Quella montagna ha più buchi di un Emmental
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Qui è dove veniva pesato il minerale grezzo
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Planta Denver. L'ultima foto scattata prima che il cellulare si
spegnesse.
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Panoramica verso il mare. Questa e la successiva le ho fatte con
l'action cam
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Quel che resta dello stabilimento dove veniva tritato il minerale,
estratto l'oro (con l'uso di cianuro), e fusi i lingotti.
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Altre strutture del villaggio minerario, questo risalente agli anni '50/ '60
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Di nuovo su strada verso la costa
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In uscita dalla bocca del cratere
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Mirador de la Amatista, da dove si può ammirare buona parte della costa
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Il panorama così come lo vedeva Virtudes
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Il panorama come lo vedevo io |
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In discesa verso La Isleta del Moro
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Playa del Peñón Blanco
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Eh, qui una fermata devo proprio farla.
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Piedi a bagno e una barretta energetica...
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...che tra un po' inizia la risalita.
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Playa de los Escullos e le spettacolari dune fossili
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Qui si procede su pista di terra ben battuta
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Altro luogo in cui è stata girata una scena di Indiana Jones
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Ricordate quando l'auto di Indy cade nella buca lasciata da una bomba d'aereo e i due scendono verso la spiaggia? |
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Ed eccoci di nuovo in alto! |
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Ma non è mica finita. Si sale ancora un po'...
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Altra vecchia cava abbandonata
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Vai Virtudes, ti stai comportando bene!
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E si scende di nuovo nel paese di San José.
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Questa, però, la facciamo a piedi.
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Eccomi a San José, dove celebrai il nuovo millennio. Vediamo se c'è
ancora quella gelateria italiana...
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Sì, c'è ancora. |
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Di nuovo in marcia verso ponente
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Si sta facendo tardi. Chissà a che ora arriverò in campeggio, stasera. Ho tempo fino alle 22. |
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Mulino del Collado de los Genoveses
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Laggiù, la Playa de los Genoveses, Bei ricordi, ma stavolta tiro dritto. |
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Sembra che da queste parti sia impossibile fare brutte foto... |
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Yo è sempre con me. Lo tengo sott'occhio dallo specchietto!
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Le dune di sabbia che mi separano dalla playa di Monsul, dove Sean Connery inseguiva i gabbiani con l'ombrello. |
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Vista verso Est. Si allungano le ombre e si torna a salire...
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Certo che ne ho fatta di strada, ma poco a poco...
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E il bello è che non ho incrociato quasi nessuno
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Forza, l'ultima rampa di oggi è quasi terminata
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Torre de la Vela Blanca vista dal faro di Cabo de Gata
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Adesso corsa a razzo sulla strada (tutta in pianura) accanto alle saline
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A domani, sole! |
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La chiesa de La Almadraba de Monteleva
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Torreón de San Miguel, vecchia caserma della Guardia Civil |
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