GENOVA-GRANADA giorno 26: Da Murcia a Mula

Sono duramente provato dalla giornata di oggi, che definire estenuante è poco. Dubito che una serie così incalzante di sfighe possa essere frutto del caso, e temo che qualche spiritello dispettoso mi sia salito in groppa. E alla fine la pioggia è stata il minore dei problemi, anche se ha complicato le cose. 

Primo tempo

Superato il ridente pueblo di Alguazas, noto con sconforto che la ruota posteriore sta di nuovo perdendo pressione. La toppa che ho inserito prima della partenza non tiene più. Questa volta sono deciso a risolvere il problema alla radice montando la camera d'aria d'emergenza che ho portato con me per evenienze del genere. Smonto la ruota, ripulisco l'interno del copertone dai resti del liquido antiforatura (operazione difficile che porto a termine in mezz'ora buona) e inizio il montaggio della camera d'aria. 

Il copertone risulta durissimo da calzare, tanto che nel tentativo di montarlo si rompono due delle tre leve di plastica durissima. Alla fine ci riesco, ma con molto sforzo e aiutandomi con uno strumento metallico che inavvertitamente fora la camera nuova. Sono costretto ad estrarla di nuovo e rattopparla. La rimonto, più o meno con la stessa fatica di prima. Perde ancora, forse si è rotta in un altro punto o forse l'ho bucata rimontandola. Disperazione e ridicolo si avvicendano nella mia mente, mentre scruto il cielo che promette di scaricarmi addosso una discreta quantità d'acqua. Da quanto sono fermo? Riuscirò a ripartire in tempo prima che piova?

Smonto il copertone ed applico una nuova toppa, ma la camera continua a perdere aria. Basta, ormai è un colabrodo, mi tocca buttarla senza averla neppure usata. A questo punto la mia unica speranza è rimettere in sesto il copertone. Rimuovo la camera, sostituisco la toppa a funghetto con cui lo avevo riparato e rimonto il tubeless col poco liquido autosigillante che ho portato con me. Mi costa fiato e fatica, ma incredibilmente riesco a tallonare la ruota con la pompetta a mano. È proprio vero che quando non hai altra scelta riesci a fare l'impossibile. Si riparte.

Dopo soltanto tre metri, la via verde che sto percorrendo si fa fangosa, un fango denso e argilloso che si attacca alle ruote come colla. Io però sono euforico per l'impresa appena compiuta, e cerco comunque di andare avanti. Le ruote si caricano di fango e la bici diventa pesante come un macigno. Mi fermo. Ripulisco come posso ruote e trasmissione con le mani e un bastoncino. Riparto. Salta la catena. Non ci posso credere... la rimetto a posto e spingo sui pedali. Il cambio si blocca e la catena salta di nuovo. Adesso non riesco più ad ingranare i pignoni grandi (quelli che servono in salita, per intenderci). 

Intanto sono già le 14:00 e oggi ho fatto appena 13 km. Guardo su Google e trovo un negozio di bici a 3km. È chiuso, ma riaprirà alle 16:30. Che faccio? Ho un appartamento prenotato a 60km da qui... Ok, torno ad Alguazas e mi fermo al bar ad aspettare che apra il negozio.

Secondo tempo

Dopo un panino al bar e quattro chiacchiere con gli indigeni del luogo, accaniti giocatori di domino, vado al negozio che ha appena aperto. Eh sì, il cambio è storto. Il tizio me lo sistema in una decina di minuti, mentre io dò un'occhiata in giro. Mi aspetto di dover sborsare una cifra, ma il conto è di ben 7€ (e include una barretta energetica da 3€)! Che bella che è Murcia!

La tappa avrebbe dovuto percorrere quasi esclusivamente vie di terra battuta

Paesaggio da volpi e conigli

Torno finalmente alla via verde e riprendo il cammino là dove si era interrotto. Non c'è nessuno in giro e davanti a me è un fuggi-fuggi di conigli. Sono le 17:00. Il cielo è plumbeo, ma ancora non piove. Pochi chilometri più avanti finisco di nuovo nel fango. Passo un quarto d'ora a togliere chili di argilla gialla da forcella e pignoni, ma la bici è comunque un disastro. 

Nessuno in vista

Una delle vecchie stazioni del "ferrocarril"

Questa di Campos del Río è stata riconvertita ad ostello

Prima di fare altri danni, decido di abbandonare la via verde e procedere su asfalto. Seguo la corsia di servizio dell'autostrada e alla prima area di sosta do una pulita con manicotto e straccio. Inizia a piovere. Continuo sulla strada, che seppure lunga e tortuosa dovrebbe portarmi a Caravaca. Supero il paese di Mula. Piove più forte.

Improvvisamente mi accorgo che il navigatore è al 5% di batteria. Lo collego al powerbank. Il cellulare, che ora uso anche per navigare, segna 34%, ma 5 minuti dopo si spegne. Sono le 20:00. Sta diluviando. Scollego il GPS e metto in carica il telefono, mentre supero un cartello che dice "Caravaca 34Km". È lunga, sì, ma ce la posso fare, dovessi arrivare a notte fonda!

E invece no. A un certo punto la strada statale si trasforma come per magia in autostrada, e come tale è vietata alle bici (e anche se non lo fosse non ci andrei, vista la velocità dei mezzi che passano e la poca visibilità a causa della pioggia). Le uniche alternative sono la via di servizio o la fangosa via verde. Provo a seguire la prima, ma dopo saliscendi vertiginosi e qualche guado causato dai ruscelli che si stanno ingrossando, si allontana dall'autostrada e finisce contro il cancello di una cava. 

Ore 21:30. È buio, piove, non c'è campo, niente Google Maps, niente GPS, a casa non sanno neppure dove sono. Basta, rinuncio. A un distributore mi dicono che a Mula c'è un hotel, ma che chiude alle 22. Mancano 20 minuti. Torno indietro a razzo coi faretti a massima potenza e riesco a prendere una stanza 5 minuti prima della chiusura. Doccia calda e cena al ristorante con tanto di tiramisù. E per oggi finisce qui.

Allora, volevi l'avventura? Eccola!

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